Doctor Faustus "Il patto"
Temi e motivi.
Un tema importante, in "Doctor Faustus", è il peccato. In tutta l’opera teatrale, Faustus viene continuamente a fare scelte sbagliate quando si tratta di stile di vita. Il suo primo peccato è l'avidità. Faustus ha iniziato la sua caduta spirituale facendo un patto con il diavolo, per avidità intellettuale. Faustus, studioso tedesco ben noto per le sue realizzazioni, cresce sofferente delle limitazioni sulla conoscenza umana, che lo porta a interessarsi di magia per saziare la sua brama avida.[1] Allora convoca un demone, Mefistofele, ordinandogli di andare da Lucifero per saziare la sua voglia: ciò richiama, oltre all'avidità, il peccato forse più grande di tutti, la superbia, che porta a non riconoscere alcun limite e a compiere atti sconsiderati, come convocare un demone illudendosi di poterlo trattare come un servo. Mefistofele, per accontentare Faustus in cambio dell’anima a Lucifero, offre al dottore 24 anni di servitù: così, all'altare dell'orgoglio e della brama, Faustus sacrifica la sua libertà eterna, per una libertà temporanea e illusoria. Intanto Mefistofele, in cambio, dovrà servire Faustus per 24 anni, fino alla resa dei conti.
Alla notizia dell'accettazione di Lucifero, Faustus inizia il primo anno della sua nuova vita dando sfogo alla sua natura peccaminosa perché, come prima reazione, in lui nasce un senso di immensa liberazione dagli umani limiti, una percezione di sé stoltamente indifferente alle conseguenze per la sua anima, come fosse onnipotente. In realtà Faustus riuscirà a compiere solo imprese da poco e non quelle grandiose che s'immaginava. Entra in una spirale senza via d'uscita non tanto perché soddisfa le sue voglie materiali e carnali, quanto perché, ancora di più, alimenta la propria vanagloria: con l'inganno ottiene la lode altrui.[2] Si compiace che gli altri lo guardino come un "eroe", anche se sa perfettamente di non esserlo. E ciò aumenta ancora di più la sua superbia, nonostante il rimorso sia sempre dietro l'angolo. In fondo, Faustus si rende conto del suo errore nel credere che il potere della conoscenza gli porterà la felicità, ma ormai non vuole più tornare indietro, anche se la possibilità di salvarsi l'anima esiste ancora, fino all'ultimo: lo manifesta l'angelo buono che cerca, inutilmente, di consigliarlo.
Alla fine dei suoi 24 anni, Faustus è pieno di paura ed è incredibilmente pieno di rimorsi per le sue passate azioni, ma ciò accade troppo tardi: il suo rimorso non è vero pentimento. Se si pentisse si salverebbe, ma la semplice paura del giusto castigo porta in lui solo angoscioso rammarico per essere stato, lui e non altri, la causa della propria rovina.
Ultimo atto.
(L'orologio batte le undici.)
FAUST: Ah, Faust,
ora hai solo un'ora di vita,
poi sarai dannato per sempre.
Fermatevi sfere del cielo che eternamente ruotate,
che il tempo finisca e mezzanotte non venga mai.
Occhio lieto della natura, sorgi, sorgi di nuovo e fai
un giorno eterno, o fai che un'ora duri
un anno, un mese, una settimana, un giorno,
che Faust possa pentirsi e salvare l'anima.
"O lentamente, lentamente correte, o cavalli della notte!".
Le stelle ruotano, il tempo corre, l'orologio suonerà,
verrà il demonio e Faust sarà dannato.
Salirò fino a Dio! Chi mi trascina in basso?
Guarda, guarda, il sangue di Cristo allaga il firmamento!
Una sola goccia mi salverebbe, metà d'una goccia. Ah, mio Cristo,
non uncinarmi il cuore se nomino Cristo.
Lo dirò di nuovo. Risparmiami, Lucifero.
Dov'è ora? E' scomparso. Vedo Dio
che stende il braccio e china la fronte minacciosa!
Montagne e colline, venite, franatemi addosso,
nascondetemi all'ira terribile di Dio.
No, no!
Allora mi getto a capofitto nella terra:
apriti, Terra! Oh, no, non mi dà riparo.
Stelle che regnavate alla mia nascita
e che mi avete dato morte e inferno,
ora risucchiatevi Faust come una nebbia
nelle viscere di quelle nubi incinte,
affinché, quando vomitate in aria,
il corpo cada dalle bocche fumose
ma l'anima salga al cielo.
(L'orologio suona.)
Ah, mezz'ora è passata! Presto passerà tutta.
O Dio,
se non vuoi avere pietà di quest'anima
almeno per amore di Cristo il cui sangue mi ha riscattato,
assegna un termine alla mia pena incessante:
che Faust resti all'inferno mille anni,
centomila, e alla fine sia salvato.
Ma non c'è fine alle anime dannate.
Perché non sei una creatura senz'anima?
Perché la tua dev'essere immortale?
Metempsicosi di Pitagora, fossi vera,
l'anima mi lascerebbe, sarei mutato
in una bestia bruta. Felici le bestie
che morendo
cedono l'anima agli elementi,
ma la mia vivrà torturata in eterno.
Maledetti i genitori che mi fecero!
No, Faust, maledici te stesso, maledici Lucifero
che ti ha privato del cielo.
(L'orologio suona mezzanotte.)
Suona, suona! Corpo, trasformati in aria,
o Lucifero ti porterà all'inferno.
(Tuono e fulmini.)
Anima, mùtati in piccole gocce d'acqua
e cadi nell'oceano, nessuno ti trovi.
(Entrano i DIAVOLI)
Mio Dio, mio Dio, non guardarmi così feroce!
Serpi e vipere, lasciatemi vivere ancora un poco.
Inferno orribile, non aprirti. Non venire, Lucifero.
Brucerò i miei libri. Ah, Mefistofele.
(Escono i DIAVOLI con FAUST.)
(Entra il CORO.)
CORO. Spezzato è il ramo che poteva crescere dritto
e bruciata la corona di Apollo
che crebbe in questo sapiente.
Faust se n'è andato. Meditate la sua caduta.
La sua tragedia possa esortare i saggi
a una sacra paura delle cose illegali,
le cose profonde che attirano spiriti arditi
a esperire ciò che il cielo ha proibito.
(Esce)
L’ora conclude il giorno, l’autore conclude l’opera. »FAUST: Ah, Faust,
ora hai solo un'ora di vita,
poi sarai dannato per sempre.
Fermatevi sfere del cielo che eternamente ruotate,
che il tempo finisca e mezzanotte non venga mai.
Occhio lieto della natura, sorgi, sorgi di nuovo e fai
un giorno eterno, o fai che un'ora duri
un anno, un mese, una settimana, un giorno,
che Faust possa pentirsi e salvare l'anima.
"O lentamente, lentamente correte, o cavalli della notte!".
Le stelle ruotano, il tempo corre, l'orologio suonerà,
verrà il demonio e Faust sarà dannato.
Salirò fino a Dio! Chi mi trascina in basso?
Guarda, guarda, il sangue di Cristo allaga il firmamento!
Una sola goccia mi salverebbe, metà d'una goccia. Ah, mio Cristo,
non uncinarmi il cuore se nomino Cristo.
Lo dirò di nuovo. Risparmiami, Lucifero.
Dov'è ora? E' scomparso. Vedo Dio
che stende il braccio e china la fronte minacciosa!
Montagne e colline, venite, franatemi addosso,
nascondetemi all'ira terribile di Dio.
No, no!
Allora mi getto a capofitto nella terra:
apriti, Terra! Oh, no, non mi dà riparo.
Stelle che regnavate alla mia nascita
e che mi avete dato morte e inferno,
ora risucchiatevi Faust come una nebbia
nelle viscere di quelle nubi incinte,
affinché, quando vomitate in aria,
il corpo cada dalle bocche fumose
ma l'anima salga al cielo.
(L'orologio suona.)
Ah, mezz'ora è passata! Presto passerà tutta.
O Dio,
se non vuoi avere pietà di quest'anima
almeno per amore di Cristo il cui sangue mi ha riscattato,
assegna un termine alla mia pena incessante:
che Faust resti all'inferno mille anni,
centomila, e alla fine sia salvato.
Ma non c'è fine alle anime dannate.
Perché non sei una creatura senz'anima?
Perché la tua dev'essere immortale?
Metempsicosi di Pitagora, fossi vera,
l'anima mi lascerebbe, sarei mutato
in una bestia bruta. Felici le bestie
che morendo
cedono l'anima agli elementi,
ma la mia vivrà torturata in eterno.
Maledetti i genitori che mi fecero!
No, Faust, maledici te stesso, maledici Lucifero
che ti ha privato del cielo.
(L'orologio suona mezzanotte.)
Suona, suona! Corpo, trasformati in aria,
o Lucifero ti porterà all'inferno.
(Tuono e fulmini.)
Anima, mùtati in piccole gocce d'acqua
e cadi nell'oceano, nessuno ti trovi.
(Entrano i DIAVOLI)
Mio Dio, mio Dio, non guardarmi così feroce!
Serpi e vipere, lasciatemi vivere ancora un poco.
Inferno orribile, non aprirti. Non venire, Lucifero.
Brucerò i miei libri. Ah, Mefistofele.
(Escono i DIAVOLI con FAUST.)
(Entra il CORO.)
CORO. Spezzato è il ramo che poteva crescere dritto
e bruciata la corona di Apollo
che crebbe in questo sapiente.
Faust se n'è andato. Meditate la sua caduta.
La sua tragedia possa esortare i saggi
a una sacra paura delle cose illegali,
le cose profonde che attirano spiriti arditi
a esperire ciò che il cielo ha proibito.
(Esce)
Faust
« Con Faust ho preso un abbaglio... è stato un errore colossale, memorabile... Quel miserabile non ce l'aveva affatto l'anima, e per questo sembrava ne traboccasse: era posseduto soltanto da un'inestinguibile frenesia progettuale, del continuo fare e disfare, senza altro scopo che l'azione di per se stessa... » | |
(Fernando Savater, 1993, Creature dell'aria - Monologo XII Parla Mefistofele) |
Faust o Faustus è il protagonista di un racconto popolare tedesco che è stato usato come base per numerose opere di fantasia. Il racconto riguarda il destino di un sapiente (scienziato o chierico) chiamato Faust il quale, nella sua continua ricerca di conoscenze avanzate o proibite delle cose materiali, invoca il diavolo (rappresentato da Mefistofele), che si offre di servirlo per un periodo di tempo, in tutto ventiquattro anni, e al prezzo della sua anima gli consentirà la conoscenza assoluta.
Origini storiche
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Il racconto ha una possibile base nel Dottor Johann Georg Faust (ca. 1480-1540), che nacque nel villaggio di Knittlingen (Württemberg) e ottenne una laurea all'Università di Heidelberg nel 1509. Questa identità non è definita, e potrebbe semplicemente essere il caso che il nome di Faust sia stato collegato ad alcuni racconti leggendari su uno o più alchimisti ciarlatani (alcuni dicono "astrologi e necromanti"), condotti a dannazione da orgoglio, vanità e dal vile trafficare.
La scarsa reputazione di "Faust" divenne leggendaria quando, mentre era in prigione, in cambio di vino «...si offrì di mostrare ad un cappellano come rimuovere i peli dalla faccia senza usare un rasoio; il cappellano procurò il vino e Faustus diede al cappellano un unguento all'arsenico, che rimosse non solo i peli, ma anche la carne.» (Barnett).
Un'altra ispirazione plausibile per il Doctor Faustus di Marlowe è John Dee (1527-1609), che praticava forme di alchimia e scienza e sviluppò la cosiddettamagia Enochiana.
Il Doctor Faustus di Marlowe sembra essere basato quasi interamente sulla traduzione del 1592 di "P.F.", con un prestito aggiuntivo dall'Acts and Monuments di John Foxe, negli scambi tra Papa Adriano ed un papa rivale.
Il tòpos del "Patto col diavolo" è una diffusa eredità culturale.
Le condizioni del patto
- Faust può essere uno spirito in forma e sostanza e quindi perderà i limiti del suo corpo (First, Faustus may be a spirit in form and substance)
- Mefistofele sarà il suo servo e sarà comandato da lui (Secondly, Mephistopheles shall be his servant, and be by him commanded)
- Mefistofele dovrà fare qualsiasi cosa e portargli qualunque cosa gli venga chiesta (Thirdly, that Mephistopheles shall do for him, and bring him whatsoever)
- Mefistofele dovrà essere invisibile ma sempre presente nella sua casa o stanza (Fourthly, that he shall be in his chamber or house invisible)
- Mefistofele dovrà apparire ogniqualvolta che Faustus lo chiama ed in qualsiasi forma lui voglia (Lastly, that he shall appear to the said John Faustus, at all times, and it what shape and form soever he please.)
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