"LA MOTIVAZIONE"-Alcune considerazioni personali

Il bastone e la carota riescono a creare motivazioni in modo penetrante e persuasivo.Ma se si trattano le persone come fossero asini,non potranno che svolgere il loro lavoro come asini.

Prima di prendere in esame le azioni e gli struemnti per attivare la motivazione,occorre far chiarezza sui principi della motivazione stessa.
Possiamo definire motivazione la spinta interiore dell'uomo ad agire per soddisfare i propri bisogni.
La motivazione è una scintilla interiore in grado di accendere un fuoco energetico,fisico e pensante.
Il bisogno è uno stato di insoddisfazione che stimola l'uomo all'azione. Avere fame,sete,bisogno di guadagnare,bisogno di un tetto sotto cui abitare,bisogno di garantirsi un futuro,la necessità di integrarsi in un contesto sociale,la necessità di essere stimati,apprezzati dagli altri ecc.
Questi bisogni creano una sensazione di disagio nell'uomo e lo spingono a una serie di comportamenti per cercare la loro soddisfazione.
Prima di addentrarci più profondamente nel tema della motivazione occorre spiegare meglio i l concetto dei bisogni avvalendoci dell'immortale acquisizione di Abraham Maslow,noto come la piramide di Maslow.
Il pensiero di Maslow può essere così riassunto:

  • l'uomo è dominato dai bisogni;
  • la motivazione è la spinta psicofisica dell'uomo a soddisfare questi bisogni;
  • i bisogni sono strutturati secondo una gerarchia di importanza in fisiologici,di sicurezza,sociali,personali e di autorealizzazione;
  • soddisfatto un bisogno ne appare un altro superiore nella scala gerarchica.
IL LAVORO VISTO COME UN MALE NECESSARIO

Dalla teoria di Maslow nasce automaticamente la domanda:"E' possibile motivare gli altri?"
Se la percezione di bisogno da soddisfare è un processo interiore dell'essere umano risulta difficile pensare che sia possibile motivare dall'esterno. Forse uno dei più comuni errori nella ricerca della motivazione altrui consiste nel proiettare sugli altri i nostri stessi bisogni.Ad esempio, un capo dominato dal bisogno di prestigio e successo nel lavoro a volte proietta questa sua motivazione sui collaboratori,restando spesso deluso per la mancata risposta ad alcuni suoi stimoli motivazionali.
Se una eventuale proposta di carriera viene rigettata questo non significa che il collaboratore non abbia motivazioni ,ma forse che non avverte il bisogno di prestigio.
Possiamo concludere negativamente dicendo che:"Non è possibile motivare gli altri".Questa affermazione,se accettata semplicisticamente,potrebbe cancellare ogni responsabilità manageriale nella motivazione del personale,confermando la tesi di molti capi che dichiarano."Con tutti gli impegni 
che ho,dedicarmi alla motivazione dei miei collaboratori è un lusso che non posso permettermi,in fin dei conti sono adulti."
Per alcuni cultori della motivazione questa affermazione suona come eresia,ma la moderna cultura manageriale ne riconosce un certo fondo si verità.
Desidero partire dalle mie osservazione sul campo:ho visto collaboratori sempre motivati sia che il loro superiore fosse un grande cultore della motivazione e dello sviluppo del personale,sia che fosse un capo orientato al compito con scarsissima attenzione ai collaboratori .In qualunque situazione si trovassero,esprimevano un grande interesse a dare il meglio di sè.
In contrapposizione ho osservato altri colleghi che in qualunque lavoro e con qualunque capo,manifestando una costante insoddisfazione addebitando alle carenze aziendali o ai loro capi la causa della loro scarsa performance.Queste persone erano costrette a continui cambiamenti di lavoro,alla ricerca di una possibile scintilla motivazionale.In azienda si è formato un vero e proprio mercato del riciclo di queste persone.Chiamato volgarmente il mercato degli spallati,vale a dire coloro,a prescindere dal sesso,che davano evidenti segni di noia e fastidio ad assolvere una qualunque attività lavorativa.
Infatti il messaggio del riciclatore,con cui si promuoveva la vendita dello spallato,era più o meno il seguente:
"Guarda che Mario (lo spallato)è una persona molto precisa e affidabile(potenzialità nascosta),ovviamente va saputo prendere ed ha bisogno di una persona come te(sporca manipolazione),che lo sappia motivare facendolo sentire importante"
Ebbene Mario,cambiando reparto,a volte dava la sensazione di una improvvisa illuminazione.Sembrava quasi,con un improvviso colpo di reni trasformarsi,per dimostrare al mondo che se gli veniva accordata fiducia era in grado di esprimere le sue migliori qualità.Forse l'illuminazione voleva anche attestare che la sua performance negativa era causata dal suo precedente capo che gli era ostile(il riciclatore)
Quale sarà stata la durata di questo straordinario recupero? Eccezionalmente di dimostrava risolutivo,ma quasi sempre al primo nuovo ostacolo di lavoro,Mario ritornava ad assumere il suo ruolo tradizionale di vittima del sistema azienda.

Una frase celebre,in vernacolo fiorentino,accomunava gli spallati:

Io faccio i'mmio!!!

Frase lapidaria con cui comunicavano al mondo che il proprio impegno era limitato all'assolvere pigramente solo le responsabilità essenziali del lavoro,quelle che garantivano di raggiungere il 10 del mese(giorno di paga)senza traumi e con il minimo dispendio energetico.
Quei capi che annoveravano più di un collaboratore a basso livello energetico,avevano appeso i l seguente messaggio sulla loro porta:

"Coloro che per qualsivoglia motivo dovessero morire in ufficio durante l'orario di lavoro sono pregati di distendersi sul pavimento ,allo scopo di poterli distinguere da coloro che stanno lavorando"

Questa osservazione,non scevra di un profondo negativismo esperenziale,mi ha permesso di trarre la semplicissima conclusione che la motivazione non nasce dai capi o dalla tipologia di lavoro,ma fondamentalmente dal DNA dei singoli individui.
Questa tesi trova conferma in Jim Collins,autore del celebre libro Good to Great nel quale va alla ricerca dei denominatori comuni delle società di grande successo.
A proposito di motivazione,Collins rileva che i grandi leader pongono una grande attenzione a far salire sull'autobus le persone giuste.Il viaggio in autobus è una metafora di cambiamento aziendale che può avvenire solo attraverso un'accurata selezione di personale.
Una volta identificate le persone giuste,la necessità di motivarle e allinearle all'azienda diventa irrilevante,perché le persone giuste non richiedono troppe attenzione e controllo ,sono automotivate.
Ne consegue che la ricerca motivazionale,sempre secondo Collins,nasce da una rigorosa selezione.
Essere rigorosi non significa tagliare personale nei periodi difficili,o licenziare in modo scriteriato,significa seguire alcuni principi fondamentali:
  • nel dubbio non assumere,ma continuare la ricerca per garantirsi le persone giuste;
  • quando occorre cambiare una persona,agire,se possibile,senza prolungare l'agonia perché le decisioni rapide sul personale sono spesso un vantaggio per entrambe le parti;
  • mettere le persone migliori dove ci sono le maggiori opportunità,e non i maggiori problemi;
Sull'aspetto retributivo Collins osserva che,se la persona è sbagliata,non saranno certo gli incentivi economici a renderla giusta.In contrapposizione la persona giusta è tale a prescindere dagli aspetti economici.
Decisamente nuovo anche il concetto delle caratteristiche della persona gisuta,la cui valutazione si sposta dai titoli,esperienze e capacità(skills)alle qualità e valori personali(per esempio etica professionale,dedizione,determinazione,orientamento al successo aziendale ecc.)
In altre parole osserva Collins,non fatevi abbagliare dai titoli di studio o dai curricula altisonanti osservate più attentamente il DNA attitudinale

 "Le persone sono il nostro più importante investimento"

Proviamo a contestualizzare il pensiero di Collins nella quotidianità della vita aziendale:sicuramente uno dei più evidenti errori aziendali consiste nel dedicare un impegno eccessivo nei collaboratori poco motivati,definite persone sbagliate da Collins.
Perché è un grave errore?
  • Perché investire sulla persona sbagliata significa distrarre importanti energie da investire sulle persone giuste
  • Perché spesso la persona sbagliata è tale in quanta caratterizzata da attitudini negative e da scarsa motivazione al lavoro,visto come un male necessario,ma mai fonte di gratificazione personale
  • perché la motivazione nasce dai processi interiori dell'individuo e non dai miracoli dei capi.
Immaginate un allenatore di una squadra di calcio di adolescenti che ha nel proprio team tre talenti,motivatissimi dal gioco,per i quali e ipotizzabile una carriera professionistica,due scarponi con motivazione modesta , e una serie di ragazzini di normale qualità. Come giudichereste quell'allenatore se dedicasse un tempo eccessivo alla motivazione dei due scarponi,trascurando il gruppo e forse i tre campioncini?
La qualità di un leader è quella di saper investire nelle aree chiave del suo successo e sicuramente una persona sbagliata non è un area chiave.
Siamo partiti dalla domanda se sia possibile motivare gli altri e la mia conclusione è che è necessario dimensionare il ruolo dei capi nella motivazione umana,perché la vera realtà aziendale comprende a volte personaggi non motivabili ,verso i quali è pericoloso e improduttivo investire troppe energie.
Il grande leader,anche se non ha poteri taumaturgici,ne adeguata preparazione sulle moderne tecniche di rianimazione delle persone sbagliate,ha egualmente la grande responsabilità di costruire intorno a sé
un ambiente motivante e stimolare la motivazione dei suoi collaboratori.
Il termine corretto è stimolare la motivazione che significa identificare i bisogni dei collaboratori e stimolarne l'opportuna soddisfazione nell'ambito aziendale.










Commenti

  1. bella spiegazione , la giro al mio capo , io l'ho già letta ahahaha

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  2. È vero, bisogna fare sempre il possibile per trovare il modo giusto per motivare venditori e spignerli a fare sempre meglio, nell'interesse di tutti.

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