Non criticate,non condannate,non recriminate.

John Wanamaker,fondatori dei grandi magazzini omonimi,confessò una volta:
"Ho imparato dopo trent'anni che è inutile rimporoverare la gente"
Ho già abbastanza guai per superare i miei limiti personali senza bisogno di farmi il sangue amaro per l'evidente costatazione che il buon Dio non ha ritenuto di distribuire a tutti un'eguale misura di intelligenza!
Novantanove volte su cento la gente non accetta critiche sul loro modo di comportarsi,per quanto sbagliato possa essere.La critica è inutile perché pone le persone sulla difensiva e le induce immediatamente a cercare una  giustificazione.E' pericolosa perché ferisce l'orgoglio della gente,la fà sentire impotente e suscita risentimento.
Hans Selye un grande psicologo, ha detto:"Siamo tanto smaniosi di approvazione quando timorosi di critiche"
Il risentimento per le critiche ricevute può demoralizzare i dipendenti,i familiari,gli amici,senza contribuire in alcun modo a migliore la situazione.Quando ogni criminale anche il più spietato è con le spalle al muro oppure destinato alla sedia elettrica cosa dichiara? "Questa è la ricompensa perché mi sono difeso" "Sotto questi miei panni batte un cuore stanco ma gentile,che non farebbe male a una mosca"
E' un'atteggiamento diffuso tra i peggiori criminali.Se avete qualche dubbio,leggete questa frase:
"Ho speso i migliori anni della mia vita a procurare i miei simili i migliori divertimenti,per aiutarli a vivere meglio,e la ricompensa è stata la calunnia e tutta una vita da braccato."
E' Al Capone che parla.esatto il "nemico" pubblico più famoso d'America,il più famigerato gangster di Chicago.
Ma anche Al Capone non si sentiva affatto in colpa,anzi,si considerava una specie di pubblico benefattore incompreso e calunniato. 
Pochi criminali si considerano tali,hanno tutti dal punto di vista umano gli stessi comportamenti che potremmo avere noi.Cosi cercano di razionalizzare la loro devianza.Accampano ragionamenti più o meno logici per esplicare il loro comportamento antisociale, e alla fine si convincono che mai e poi mai avremmo dovuti chiuderli in una prigione per quello che hanno fatto.
"Non giudicare per non essere giudicato."
"Non criticateli,perchè noi al loro posto faremmo altrettanto."
Insomma noi uomini siamo tutti uguali : all'atto pratico,sempre pronti a criticare gli altri,senza saper accettare le critiche che ci toccano da vicino. Convinciamoci che la critica è come un piccione viaggiatore:ritorna sempre da dov'era partita.Convinciamoci che la persona che cerchiamo di correggere farà di tutto per difendersi e ritorcere l'accusa.
Trattando con la gente ricordiamoci che abbiamo a che fare con creature governate non dalla logica ma dalle passioni,impastate di pregiudizi e mosse dall'orgoglio e dalla vanità.Tutti gli sciocchi sono capaci di di condannare,criticare,recriminare;e la maggior parte lo fa.
"Un grande uomo mostra la sua grandezza dal modo in cui tratta gli altri"

Spesso i genitori provano l'irresistibile impulso di criticare i loro figli.
Prima di giudicarli leggete sotto:

Ascolta, figlio: ti dico questo mentre stai dormendo con la manina sotto la guancia e i capelli biondi appiccicati alla fronte. Mi sono introdotto nella tua camera da solo: pochi minuti fa, quando mi sono seduto a leggere in biblioteca, un’ondata di rimorso mi si è abbattuta addosso, e pieno di senso di colpa mi avvicino al tuo letto.
E stavo pensando a queste cose: ti ho messo in croce, ti ho rimproverato mentre ti vestivi per andare a scuola, perché invece di lavarti ti eri solo passato un asciugamano sulla faccia, perché‚ non ti sei pulito le scarpe. Ti ho rimproverato aspramente quando hai buttato la roba sul pavimento.
A colazione, anche lì ti ho trovato in difetto: hai fatto cadere cose sulla tovaglia, hai ingurgitato cibo come un affamato, hai messo i gomiti sul tavolo. Hai spalmato troppo burro sul pane e, quando hai cominciato a giocare ed io sono uscito per andare a prendere il treno, ti sei girato, hai fatto ciao ciao con la manina e hai gridato: “Ciao, papino!” e io ho aggrottato le sopracciglia e ho risposto: “Su diritto con la schiena!”
E tutto è ricominciato nel tardo pomeriggio, perché‚ quando sono arrivato eri in ginocchio sul pavimento a giocare alle biglie e si vedevano le calze bucate. Ti ho umiliato davanti agli amici, spedendoti a casa davanti a me. “Le calze costano, e se le dovessi comperare tu, le tratteresti con più cura!”.
Ti ricordi più tardi come sei entrato timidamente nel salotto dove leggevo, con uno sguardo che parlava dell’offesa subita? Quando ho alzato gli occhi dal giornale, impaziente per l’interruzione, sei rimasto esitante sulla porta. “Che vuoi?”, ti ho aggredito brusco. Tu non hai detto niente, sei corso verso di me e mi hai buttato le braccia al collo e mi hai baciato e le tue braccine mi hanno stretto con l’affetto che Dio ti ha messo nel cuore e che, anche se non raccolto, non appassisce mai. Poi te ne sei andato sgambettando giù dalle scale.
Bè, figlio, è stato subito dopo che mi è scivolato di mano il giornale e mi ha preso un’angoscia terribile. Cosa mi sta succedendo? Mi sto abituando a trovare colpe, a sgridare; è questa la ricompensa per il fatto che sei ancora un bambino, non un adulto? Non che non ti volessi bene, beninteso: solo che mi aspettavo troppo dai tuoi pochi anni e insistevo, stupidamente, a misurarti con il metro della mia età.
E c’era tanto di buono, di nobile, di vero, nel tuo carattere! Il tuo piccolo cuore così grande com’è l’alba sulle colline. Lo dimostrava il generoso impulso di correre a darmi il bacio della buonanotte. Nient’altro per stanotte, figliolo. Solo che son venuto qui vicino al tuo letto e mi sono inginocchiato, pieno di vergogna. E una misera riparazione, lo so che non capiresti queste cose se te le dicessi quando sei sveglio. Ma domani sarò per te un vero papà. Ti sarò compagno, starò male quando tu starai male e riderò quando tu riderai, mi morderò la lingua quando mi saliranno alle labbra parole impazienti. Continuerò a ripetermi, come una formula di rito: “E ancora un bambino, un ragazzino!”
Ho proprio paura di averti sempre trattato come un uomo. E invece come ti vedo adesso, figlio, tutto appallottolato nel tuo lettino, mi fa capire che sei ancora un bambino. Ieri eri dalla tua mamma, con la testa sulla sua spalla. Ti ho chiesto sempre troppo, troppo.
Invece di condannare l'operato della gente,cercate piuttosto di capirla.Cercate di immaginare perché la gente fa quello che fa.E' molto più utile e interessante che criticare,senza contare che genera simpatia,tolleranza e gentilezza."Chi tutto sa,tutto perdona."
Come dice il dottor Johnson:"Dio stesso,signor mio,non giudica nessun uomo prima che sia arrivata la fine dei suoi giorni."
Perché dovremmo essere più precipitosi noi?

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